Gonartrosi

Col termine di gonartrosi si intende un’artropatia cronica a carattere evolutivo, consistente inizialmente in alterazioni regressive della cartilagine articolare e secondariamente in modificazioni delle altre strutture che compongono l’articolazione del ginocchio (osso, sinovia, capsula).

Si distinguono due forme di artrosi:

GONARTROSI PRIMARIA, riferibile solo a fattori generali
GONARTROSI SECONDARIA dove è riscontrabile una causa locale (frattura, artrite, rotture legamentose, meniscectomie totali, ipoplasia ossea).

Terapia Medica

Vengono utilizzati integratori e farmaci anti-infiammatori o anti-dolorifici nelle fasi iniziali e nelle crisi di riacutizzazione.

Terapia Fisica

La ginnastica funzionale, le applicazioni di calore locale, di tecarterapia/ultrasuoni, di magnetoterapia ed altre terapie fisiche trovano indicazione, oltre che nelle fasi iniziali, anche nelle forme avanzate e nelle fasi pre e post operatorie.

Terapia Infiltrativa

Se il dolore persiste, nonostante la terapia farmacologica e la terapia fisica-riabilitativa, per lubrificare e per nutrire la residua cartilagine del ginocchio vengono eseguite le infiltrazioni con acido jaluronico. Le infiltrazioni di cellule mesenchimali o di concentrato piastrinico o di bone-marrow vengono, al momento, sempre più utilizzate ma non esiste ancora un reale vantaggio rispetto alle infiltrazioni di acido jaluronico. Sempre più raramente si eseguono le infiltrazioni di corticosteroidi.

Terapia Chirurgica

Le protesi trovano indicazioni nelle forme gravi di artrosi primaria o secondaria che non rispondono alle terapia conservative.

Le protesi si dividono in monocompartimentali (se viene trattato un solo compartimento sui tre del ginocchio) e in protesi totali (se vengono trattati contemporaneamente i tre compartimenti).

LA PROTESI MONOCOMPARTIMENTALE (CHIRURGIA DI STABILIZZAZIONE E DI PREVENZIONE)

Consiste nella protesizzazione del compartimento femoro-tibiale mediale o del compartimento femoro-tibiale laterale o del compartimento femoro-rotuleo. Questo tipo di protesi va considerato come un vero e proprio rivestimento delle superfici articolari sofferenti. Con apposito strumentario si crea l’alloggiamento di queste piccole componenti che hanno spessori che vanno dai 2 ai 6.5 mm della parte femorale ai 7-9 (o più) mm della parte tibiale. Con questo tipo di chirurgia si mantengono tutte le strutture legamentose necessarie per il buon funzionamento dell’articolazione e generalmente si mantiene l’articolazione stabile e protetta da ulteriori deviazioni assiali.

Se nel nostro ambulatorio osserviamo un Paziente con ginocchio francamente valgo o francamente varo con dolore elettivo rispettivamente nel compartimento laterale o nel compartimento mediale consigliamo immediatamente l’intervento di protesi mocompartimentale laterale o mediale; certo, si possono eseguire le terapie conservative ma in questo modo togliendo il dolore al Paziente non evitiamo che l’asse meccanico del ginocchio continui a deviare sfiancando le varie componenti legamentose e capsulari e consumando anche il valido panno cartilagineo degli altri compartimenti. Se l’asse devia oltre i 10°-15° deve essere presa in considerazione la protesi totale.

LA PROTESI TOTALE 

Consiste nella protesizzazione contemporanea dei 3 compartimenti del ginocchio. Con un apposito strumentario viene posizionata una componente tibiale, una componente femorale ed un inserto in polietilene; se necessario si esegue anche la protesizzazione della rotula (se è deformata o se è eccessivo lo spessore della stessa).

Nella protesi totale generalmente si conserva il legamento crociato posteriore (protesi CR) anche se in qualche caso è necessario sacrificare anche questo legamento (protesi postero-stabilizzate).

LA REVISIONE PROTESICA

Generalmente la protesi monocompartimentale toglie il dolore e permette il normale consumo di tutte le parti del ginocchio in modo omogeneo eliminando, in linea teorica, la necessità di ricorrere alla protesi totale. Può succedere, però, che per un trauma venga lesionato un legamento necessario per la stabilità del ginocchio oppure che la cartilagine degli altri compartimenti si usuri in modo rapido oppure che la protesi si mobilizzi (cioè si scolli dall’osso) e compaia dolore al ginocchio. In questi casi si deve eseguire la revisione della protesi monocompartimentale sostituendola con una normale protesi totale.

A volte anche la protesi totale può scollarsi dall’osso: questa condizione comporta la revisione dell’impianto con nuova protesi che ha delle caratteristiche ricostruttive utili per stabilizzare l’impianto e ricreare la dimensione fisiologica della regione metaepifisaria distale del femore e prossimale della tibia.

A volte nella protesi totale si può usurare la componente in polietilene: in questi casi è sufficiente revisionare la sola componente in plastica.

PRIMA DELL’INTERVENTO

Normalmente il Paziente esegue un pre-ricovero durante il quale vengono effettuati:

1) esami ematici; 2) ECG ed eventuale visita cardiologica; 3) esami radiologici; 4) visita anestesiologica; 5) visita ortopedica.

L’ANESTESIA E L’ANALGESIA POST-OPERATORIA

Normalmente il paziente è sottoposto ad anestesia spinale più una modesta sedazione, molto raramente si esegue l’anestesia generale. Per il controllo del dolore post-operatorio, appena dopo l’intervento, l’anestesista esegue il blocco del nervo safeno; viene inoltre impostata una terapia farmacologica, composta da diversi principi attivi, che permette di ridurre al minimo l’impatto del dolore nel percorso di recupero riabilitativo del Paziente.

DOPO L’INTERVENTO

Normalmente, il Paziente inizia la riabilitazione lo stesso giorno dell’intervento. Il drenaggio, non viene ormai più utilizzato. La dimissione avviene in terza-quarta giornata; mentre alcuni Pazienti, che non hanno supporto familiare adeguato o che presentano co-morbidità rilevanti, proseguono la riabilitazione presso il reparto di fisiatria, altri Pazienti, meglio organizzati e con buone condizioni generali e locali, proseguono la convalescenza presso il proprio domicilio. La sutura viene rimossa dopo 2-3 settimane dall’intervento. Normalmente le 2 stampelle vengono utilizzate per 3-4 settimane. Il Paziente, nel post-operatorio, esegue circa un mese di fisioterapia.