fratture del 3° prossimale dell’omero: l’omero è un osso lungo che va dalla spalla al gomito. Il 3° prossimale dell’omero è costituito dalla testa (che presenta la cartilagine che si articola con la glena scapolare), dal trochite (sul quale sono inseriti i tendini: sovraspinato, sottospinato e piccolo rotondo) e dal trochine (sul quale è inserito il tendine del sottoscapolare). Le fratture devono essere distinte in fratture a 2, a 3 ed a 4 frammenti. Se le fratture sono composte il trattamento seguito è conservativo (un mese di reggibraccio, fisioterapia che inizia dopo 3-4 settimane dalla frattura). Se, invece le fratture sono scomposte il trattamento corretto è chirurgico e mirato a ripristinare i rapporti osteo-articolari. Generalmente il trattamento delle fratture isolate del trochine o del trochine può essere eseguito o sotto controllo artroscopico o con tecnica mini-invasiva a cielo aperto; queste fratture vanno prima di tutto ridotte e poi stabilizzate con viti. Se invece le fratture scomposte coinvolgono 3 o 4 parti del 3° prossimale dell’omero il trattamento chirurgico prevede o la riduzione e l’osteosintesi con placca e viti (se il Paziente ha un’età inferiore a 65-70 anni) o il posizionamento di una protesi inversa (se il Paziente ha più di 70 anni). Generalmente dopo l’intervento chirurgico viene posizionato un reggibraccio per un mese; la fisioterapia inizia dopo 2 settimane dall’intervento chirurgico.

fratture della scapola: la scapola è un osso piatto appoggiato sulla gabbia toracica; è formata da varie porzioni: corpo, glena, spina, acromion. La glena è la porzione della scapola che presenta la cartilagine e che si articola con la testa dell’omero. Generalmente le fratture della spina, del corpo e dell’acromion vengono trattate conservativamente (reggibraccio per 1 mese, poi riabilitazione passiva). La frattura della glena, invece, coinvolge l’articolazione gleno-omerale ed il trattamento cambia se la frattura sia composta o scomposta. Generalmente se la frattura è composta si intraprende un trattamento conservativo (reggibraccio per 1 mese poi inizia la riabilitazione passiva della spalla). Se invece la frattura è scomposta si segue un trattamento chirurgico rivolto a ridurre cruentemente la frattura ed a stabilizzarla con viti o placca e viti. Generalmente dopo l’intervento chirurgico viene posizionato un reggibraccio per un mese; la fisioterapia inizia dopo 2 settimane dall’intervento chirurgico.

 

frattura della clavicola: la clavicola è un osso piatto a forma di “S”, collega lo sterno e l’acromion scapolare. Può fratturarsi in vari punti (3° mediale, 3° medio, 3° laterale). Le più frequenti fratture riguardano il 3° medio ed il 3° laterale. La clavicola serve a creare, insieme alla scapola, il meccanismo di sospensione dell’omero.

Se le fratture mantengono anche un minimo contatto tra i frammenti il trattamento di scelta è conservativo con reggibraccio semplice e tutore ad otto (da mantenere per 1 mese); alla rimozione dei tutori inizia la fase riabilitativa mirata al recupero dell’articolarità della spalla entro la soglia del dolore.

Quando la frattura della clavicola è scomposta si determina l’accorciamento della clavicola stessa per la sovrapposizione dei frammenti; quindi, se la frattura di clavicola consoliderà con un accorciamento, la scapola tenderà a spostarsi in avanti ruotando sul torace. Tale spostamento sottoporrà a stress meccanico i tendini della cuffia dei rotatori; per questo motivo una frattura scomposta della clavicola ha un’indicazione chirurgica. Generalmente il trattamento chirurgico avviene con la riduzione cruenta e la stabilizzazione con placca e viti; nel post-operatorio, si mantiene l’arto superiore protetto con reggibraccio semplice per 2 settimane mentre la fisioterapia inizia già dalla dimissione.